cioè a dire

«Ma perché i padroni li abbandonano?»

Non conviene chiedere fiducia preventiva e carta bianca: la fiducia bisogna meritarsela con l'opera. (M. Barbi, «Crusca, lingua e vocabolari»)

I colori danno alle espressioni politiche, da secoli, una vasta gamma di significati... Dare carta bianca, in politica vuol dire affidare un mandato pieno, senza riserve o condizionamenti, una prova estrema di fiducia e di riguardo. Il libro bianco, con le esperienze politiche inglesi, come a dire il libro della verità, bianco, innocente, rivelatore. La bandiera bianca, come simbolo della resa... Crisi bianca, cioè crisi di fatto, la pre-crisi, prima di giungere alla crisi formale. (G. Pallotta, «Le parole del potere»)

Il servitore tornò a dire a Carliseppe, e questa volta glielo cantò in musica, che il Conte non voleva immischiarsi nelle cose di campagna. (E. De Marchi, «Carliseppe della Coronata»)

«Si porta la bocca al cucchiaio, non il cucchiaio alla bocca, cioè il contrario. O aspetti che te lo dica in musica?». (V. Sermonti, «La bambina Europa»)

A Roma dicono che una ragazza è di naso per dire che è come la carne non tanto fresca, quando ha un odore che non convince. Di naso: cioè sotto sotto interessata e capace per interesse di mettere da parte gli scrupoli. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Irene, per esempio, la fioraia... chi l'avrebbe detto che fosse, appunto, di naso? Eppure è così e io ci ho le prove e questo lo dico per dire che le apparenze ingannano. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Quel ch'io volevo dire è che Renzo prese anche lui la peste, si curò da sé, cioè non fece nulla; ne fu in fin di morte, ma la sua buona complessione vinse la forza del male. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Dopo mangiato la zia si recò in paese a far visita a una vecchia conoscente, che era in fin di vita. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

In fin dei conti, pur che non succedessero disordini, che importava loro di Corimbo o di Leonforte?. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Così alla fin dei conti la guerra letteraria fece grande onore al Fanfani.... (G. A. Scartazzini, «Cenni sopra Pietro Fanfani»)

Alla fin fine, non sarebbe una corbelleria morire d'amore?. (A. Albertazzi, «Novelle umoristiche»)

— Pensate che se vi ammalate sarà anche peggio per le vostre figliuole — disse con voce calma. — Alla fin fine non è morto nessuno. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

...documentari mostrano, alla fin fine, cose e avvenimenti reali... («Film 1961»).

«Noi poveri curati siamo tra l'ancudine e il martello: voi impaziente; vi compatisco, povero giovine...». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Messo tra l'incudine e il martello, tra la scelta del letto e del violino, preferì lo strumento. (L. Viani, «Parigi»)

Così, fra tutt'e due il povero Baco di seta stava tra l'incudine e il martello. (G. Verga, «I Malavoglia»)

I nomi propri di città si trovano, per così dire, fra incudine e martello: cioè fra l'uso popolare che... fa femminili tutti quelli in -a, e maschili tutti quelli in -o, e la nota regola che, sottintendendo l'appellativo «città» li fa tutti femminili. (F. Fochi, «L'italiano facile»)

Oltre al salto nel buio c'è il salto della quaglia, cioè saltare all'indietro... Nelle polemiche nei confronti di Togliatti c'era la affermazione secondo cui i comunisti sarebbero stati pronti, per ragioni di opportunità a fare il salto della quaglia. (G. Pallotta, «Le parole del potere»)

Fare il salto della quaglia. Locuzione tipica del linguaggio politico, raramente riferita ad altre situazioni. Il «salto» consiste nella manovra operata da un partito, nei confronti d'un altro, suo concorrente, per scavalcare le sue posizioni ideologiche e politiche, mettendolo quasi fuori del gioco. La quaglia, oltre a essere capace di lunghi voli, è veloce e agilissima nella corsa. (C. Lapucci, «Per modo di dire»)